Il Cookie di Cuky: Hana Kimura – Come passano quattro anni

Cara Hana, da dove posso cominciare?

Ogni 23 Maggio è uguale a sé stesso e sempre diverso da quattro anni a questa parte. E vorrei poterti dire che abbiamo imparato qualcosa da quello che è successo in quella notte tra venerdì e sabato di quattro anni fa, ma mentirei. Mentirei perché, alla fine, il genere umano funziona così: vive di passioni e commozioni improvvise. Di lutti che fanno dire “mai più” e poi pian piano si affievoliscono per tornare al sano accanimento da leoni da tastiera quando qualcosa non ci piace, quando qualcuno non ci piace.

Quindi no, Hana, ti posso sollevare subito dal tuo ruolo “messianico” secondo cui quello che ti è successo, è servito come sacrificio definitivo per svegliarci dal torpore. Vedi, Hana, sarebbe “bello” pensare che da una tragedia come la tua tutti abbiamo imparato qualcosa e continuiamo a coltivarlo a distanza di quattro anni, ma la verità è che la gente continua ad usare i social come il proprio parco giochi accanendosi contro gli atleti quasi a livello personale se qualcosa non va bene, se firmano per una compagnia che non seguono, se osano anche solo richiedere un minimo di privacy. Quindi sì, Hana, siamo rimaste delle amabili teste di ca…nguro perennemente scontenti che ti hanno pianto nel momento giusto per lavarsi la coscienza per poi tornare a battere sulla tastiera del computer come se fosse una sinfonia di Beethoven.

Sarebbe stato bello continuare a vedere la tua ironia sul ring, la tua bravura e soprattutto quell’idea che stiamo pur sempre parlando di wrestling e come tale possiamo parlarne in maniera leggera. Come quando ti mettevi al centro del ring e fingevi di suonare un flauto mentre le tue compagne delle Tokyo Cyber Squad si gettavano a turno sulla rivale per stordirla coi colpi in corsa. Non voglio darti un ruolo che non hai richiesto e che non avresti mai voluto avere, ma penso che con te se ne sia andato quel bellissimo sentimento che è la leggerezza, che troppa gente confonde con la superficialità. La leggerezza va trattata seriamente, ma non seriosamente (c’è una bella differenza) e spesso ce ne dimentichiamo perché ormai siamo abituati, a questo mondo, che o sei incazzato sin dalle prime luci dell’alba e pronto ad andare in guerra contro tutto e tutti oppure tanto vale stare a letto e aspettare che arrivi di nuovo la sera per sperare di essere più incattivito l’indomani. Quanto sarebbe bello essere leggeri: vivere le cose spinti dal senso di divertimento, di sciogliere i nodi delle nostre tensioni personali. Nei tuoi match si respira proprio quella leggerezza che un fan di wrestling (e alla fine tutte le persone di questo mondo) dovrebbe inseguire. Certo, non è sempre fattibile e mi scuso se questo discorso ti sembrerà perfetto per la finale da Reginetta del Concorso di Bellezza assieme ad un consueto “Vorrei la pace nel mondo!”. Ma penso che nel tuo modo di vivere il wrestling ci sia stata tanto di questa leggerezza, anche per come fondevi l’operato in ring all’extra ring. Il tuo era quasi un ruolo da collante: così giovane eppure così consapevole che una federazione o che in generale i legami del mondo del wrestling partissero da un semplice saluto, dalla voglia di andare oltre la barriera linguistica, dall’aprirsi agli altri.

Ancora oggi penso che il racconto più bello di te sia quello consegnatoci da Will Ospreay. Aveva parlato di uno show in cui vi eravate incontrati e alla fine lui si era messo in disparte guardando lo schermo del cellulare. Tu ti sei avvicinata chiedendogli cosa stesse facendo e Ospreay ti ha risposto che stava guardando un video divertente. Al che la tua risposta immediata era stata se potessi sederti accanto a lui per guardarlo. Ospreay aveva detto di sì volentieri e avevate iniziato a guardare il video. Dopo qualche secondo Will ti ha domandato: “Scusa, Hana, ma stai capendo quello che dicono nel video?” E tu: “No!” Al che lui ridendo incalza: “E allora perché hai voluto vedere il video con me?” La tua risposta finale: “Perché volevo soltanto passare un po’ di tempo accanto a Will Ospreay”.

Vedi, cara Hana, mi piacerebbe poterti raccontare che in quattro anni abbiamo imparato la lezione e abbiamo imparato a dare un senso di condivisione alla nostra passione, e il che non vuol dire che tutto debba piacerci a priori e che non possiamo non entrare in una discussione con chi la pensa diversamente, anzi, io penso che il dialogo tra posizioni opposte sia fondamentale per capire i diversi modi di osservare il pro wrestling. Ma il problema è che ormai il dialogo è ridotto ad un “Zitto che non ha capito niente”, qualche bomba a mano, tanti post sparati a caso sui social e barricate alzate sin dalle prime luci dell’alba. Vorrei dirti che ci siamo seduti accanto a qualcuno pur non capendo nulla di quello che sta guardando, mossi soltanto dalla curiosità. Ma d’altronde hai ragione tu: non sei una martire, non sei una Messia che doveva insegnarci qualcosa. Eri una ragazza come tante, animata da grande passione, travolta da un odio social assolutamente insensato, un’onda di parole feroci che ti ha sommersa fino all’orlo del baratro e fino a farti credere che non ci fosse altra soluzione. Ed io sono ancora qui, come ogni 23 Maggio, a cercare di capire se davvero dobbiamo imparare qualcosa o dovevamo saperlo già da prima per mettere un freno al delirio, al pensarci re del mondo e in grado di dire qualsiasi cosa ci passi per la testa senza che questo abbia una conseguenza.

No, Hana, tu non dovevi insegnarci nulla e noi dovevamo capire molto prima. Ma perdonami se ancora adesso m’incazzo quando vedo che forse rispetto al 23 Maggio 2020, quando muovevamo i primi passi fuori dalla stasi, fuori da una pandemia decisamente provante, siamo rimasti in realtà fermi nella nostra stupidità e quasi ne siamo compiaciuti, come se quel nome visto e rivisto sulle pagine social di quei giorni adesso fosse solo un ammasso di lettere insensate: “Si è tolta la vita la giovane wrestler Hana Kimura” che diventa un “Gdferfegnkgkmgrtdnjdsnjkwnjewrtgtohp”.

Non avevi nessun compito da svolgere, Hana, soltanto lottare e intrattenere. Divertirti facendo ciò che amavi. Però perdonami se ancora una volta, dopo quattro anni, sono qui a chiederti scusa. E allora, forse per assolvermi, forse per pensare che qualcosa possa davvero cambiare, mi viene da pensare che la tua risposta sarebbe un semplice sorriso e un sereno: “YES, SIR!” Sarebbe davvero bello se fosse così.

Donne Tra Le Corde non detiene nessun diritto su i marchi, immagini e loghi riferiti a Hana Kimura citata in questo articolo. Non detiene nessun diritto su i marchi, immagini e loghi riferiti alle lottatrici citate in questo articolo e da i credits a tutti i fotografi e grafici che hanno lavorato alle foto in questo articolo. L’articolo è stato scritto e curato da Emanuele “Cuky” Cucurnia scrittore di Donne Tra Le Corde. Editing e revisione di Rachele Gagliardi.

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