WWE e Arabia Saudita: la rivoluzione femminile parte da un ring di wrestling

Ci sono argomenti nella vita che vengono considerati delicati e difficili da affrontare e sicuramente quello che sto per scrivere su questo blog rientra in questa situazione, ma, esattamente come le donne protagoniste di questo articolo, anche io voglio prendermi dei rischi in un ambiente difficile, perché qualcuno dovrà pur farlo.

Come avrete sicuramente intuito dal titolo di questo nuovo editoriale, voglio parlarvi di come si è sviluppata la situazione della WWE in Arabia Saudita da quando è stato firmato l’accordo tra le due parti, ad oggi; in particolare ovviamente si parlerà di wrestling femminile, perché sembra assurdo, anche se in un mondo ideale sarebbe del tutto normalissimo, pensare di essere passati da zero a mille, da nessuna donna su un ring WWE in territorio arabo a 12 donne in un premium live event (per i nostalgici pay-per-view).

In questo articolo andrò a parlarvi, in ordine cronologico, della rivoluzione portata avanti dalla compagnia di Stamford con le proprie wrestler per estirpare una cultura dalla mentalità chiusa che vede le donne ancora come esseri inferiori, non alla pari degli uomini. Partiremo dal rifiuto dell’Arabia di accogliere delle donne sul quadrato, passando per il primo match femminile che di certo ha emozionato, anche con qualche piccola complicazione, per arrivare ad una svolta epica di questo inizio 2022, dove non solo abbiamo avuto tre match femminili, non solo ben dodici donne hanno camminato attraverso la rampa per arrivare sul ring e dentro una gabbia di ferro, ma una donna apertamente lesbica ha lottato in un match.

Prima di lasciarvi alla lettura, che spero possa essere piacevole nonostante l’argomento ostico, voglio precisare che l’intento di questo articolo è quello di celebrare dei piccoli passi che il wrestling sta compiendo per qualcosa che è sicuramente più grande di uno sport-intrattenimento, ma per cui comunque la disciplina sta facendo la sua parte, senza tralasciare ancora i problemi intorno all’argomento.

L’accordo tra le due parti

I soldi sono tutto

Prima d’iniziare ad analizzare la situazione delle donne in Arabia Saudita, voglio farvi una piccola introduzione all’accordo tra le due parti in modo generico, prendendo un’analisi condotta dal giornalista di WorldWrestling.itDaniele Donzì, esperto di economia che spesso analizza proprio il lato monetario del wrestling, in uno dei suoi editoriali.

Per farvi capire quanto la WWE guadagni con questi eventi, ecco a voi un grafico che mostra che solo cinque eventi in Arabia Saudita hanno fatto guadagnare la compagnia più dello show più importante nel mondo del wrestling, Wrestlemania. 

Daniele ci dice anche: “La ripartizione è chiara: gli sceicchi pagano 50 milioni di dollari ad evento, ovvero 100 milioni l’anno, per tenere degli show che poco hanno da invidiare al Grandest Stage of ‘em all in termini di preparazione, pubblicità e stage creati. Per fare un paragone, la WrestleMania con il fatturato più alto di sempre è stata quella in Texas nel 2016. Ricavi: 17,6 milioni di dollari. Un terzo di quanto fatturato in un singolo evento tenuto in Arabia Saudita. Giusto per dare un’altra misura, 50 milioni di dollari è quanto fatturato dalla NJPW in un intero anno solare.”.

Ma quanto durerà ancora questo accordo? Anche qui ci risponde il nostro Daniele: “Non è da dimenticare che l’accordo con gli sceicchi ha una durata di 10 anni, il che significa che fino al 2028, ancor prima di iniziare l’anno, la WWE saprà sempre di avere un fatturato garantito di 100 milioni anche se in patria non mandasse in onda nulla.”.

E per dare ufficialmente il via al nostro racconto, prendo sempre le sue parole, importantissime: “Ovviamente non è tutto oro quel che luccica e quindi ci sono dei compromessi da accettare: gli sceicchi richiedono espressamente le performances di alcune Superstars, le donne non possono esibirsi (anche se qualche tentativo è stato fatto, è chiaro che il prodotto non è minimamente vicino a quanto proposto in ogni altra parte del pianeta) e le storylines possono essere accantonate qualora servisse.”.


Una menzione speciale

C’è sempre una prima volta per tutto

So che ho deciso di scrivere questo articolo concentrandomi maggiormente sull’Arabia Saudita per ovvi motivi, ma prima d’iniziare non mi sentirei bene con me stessa se non facessi una citazione a qualcosa che è avvenuto nel 2017, ovvero il match per il titolo femminile di Raw tra la campionessa dell’epoca Alexa Bliss e la sua sfidante Sasha Banks. Infatti il 7 dicembre 2017 le due sono diventate le prime due donne a disputare un match non solo nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, ma negli Emirati Arabi Uniti nel loro complesso. Questo storico incontro ha segnato anche la prima volta che il Raw Women’s Title è stato difeso nella regione del Medio Oriente. Durante il match, il pubblico ha cantato “This is hope”, una frase molto significativa.

WWE e Arabia Saudita 2014-2018

Le donne sì, ma solo al commento

Quando venne annunciata la partnership tra queste due realtà, ovviamente non mancarono le critiche al fatto che le donne non potessero partecipare, con il WWE Executive Vince President of Talent, Triple H, che rispose: “Capisco che le persone lo stiano mettendo in discussione, ma dovete capire che ogni cultura è diversa e solo perché non siete d’accordo con un certo aspetto di essa non significa che non sia una cultura rilevante… Non si può dettare a un paese o una religione come gestire le cose, ma, dopo aver detto che la WWE è in prima linea nell’evoluzione delle donne nel mondo, ciò che non si può fare è fare un cambiamento ovunque rimanendo lontano da esso…. Mentre le donne non lotteranno nella manifestazione, abbiamo avuto discussioni su questo e spero che nei prossimi anni possano esserci.”.

Dal 2014 al 2017 abbiamo una piccola novità per il pubblico femminile: in concomitanza con il cambiamento della legge per gli eventi sportivi nel 2017 infatti, le donne possono stare tra il pubblico, purché accompagnate da un tutore di sesso maschile di qualsiasi tipo. 

Torniamo però ad avere qualche problema nell’aprile del 2018, quando in occasione di WWE Greatest Royal Rumble, la compagnia dei McMahon manda in onda un promo che include alcune atlete rappresentate con le loro gear (Sasha Banks, Carmella e Bayley), creando un vero e proprio scandalo, tanto che la Saudi General Sports Authority fa un comunicato per “l’indecente materiale” trasmesso dalla WWE in quell’occasione.

Non siamo quindi ancora al punto in cui le donne possono esibirsi sul ring, esse vengono ancora viste come chissà quali diavoli tentatori attraverso uno schermo, ma abbiamo il secondo piccolo passo avanti quando nel novembre 2018, in occasione di Crown Jewel, la WWE ottiene il permesso di far sedere al tavolo di commento Renee Young (ora conosciuta come Renee Paquette) e fortunatamente non sarà l’ultima volta.

WWE e Arabia Saudita 2019

La scalata è dura

Il 7 giugno 2019 la WWE torna in Arabia Saudita per Super ShowDown e per l’occasione Natalya si lascia andare ad alcune dichiarazioni: “Mi piacerebbe veramente, un giorno, avere la possibilità di esibirmi in Arabia Saudita. Penso che sarebbe un grandissimo risultato per le donne. So che non è previsto per il momento, ma vorrei essere tra le prime donne a lottare lì. Per me sarebbe un momento storico per il movimento femminile, e contribuiremmo a fare grandi passi in avanti. Credo che sarebbe un grande traguardo sia per la WWE sia per il paese stesso. È sicuramente qualcosa di cui voglio far parte.”.

Solo due giorni prima dello show il giornalista di Fightful, il noto Sean Ross Sapp, conferma che Natalya e Alexa Bliss sono partite per Jeddah, mentre il profilo Twitter di WrestleVotes dice che i piani prevedevano uno sconto tra Nia Jax e Natalya, prima dell’infortunio della samoana. Quindi a questo punto tutti iniziamo a credere che questo primo match femminile si farà, ma indovinate un po’? Nessun match. Infatti le due atlete in questione prendono solo parte ad alcune iniziative benefiche in un ospedale pediatrico, comunque qualcosa di bellissimo ed importante, ma che suona quasi come una facciata per dire “Vedete? Coinvolgiamo le donne, ma non sul ring negli show”. E qui rientra in gioco anche Renee Young, che per un altro show è seduta al tavolo di commento, come accennato in precedenza.

Qui nascono anche alcune polemiche e voci sul vestiario delle tre donne, che ovviamente sono andate in giro con degli abiti molto coprenti, ma hanno potuto mostrare i loro capelli, coprendoli solo in alcune occasioni indicate dagli accompagnatori. E qui iniziamo a vedere anche la restrizione degli indumenti, che poi prenderà ancora più vita sul quadrato.

Habemus match femminile in Arabia Saudita

Il 31 ottobre 2019 la WWE torna nuovamente in Arabia Saudita per Crown Jewel e questa volta non c’è alcun dubbio: Natalya e Lacey Evans si sfideranno nel primo match femminile in Arabia Saudita. La WWE fa l’annuncio solo la mattina del 30 ottobre, quindi il giorno prima dell’evento: “In una speciale conferenza stampa tenutasi al King Fahd International Stadium di Riyadh, questo mercoledì mattina la WWE ha annunciato che il primo match femminile della storia in Arabia Saudita si terrà a WWE Crown Jewel, come parte della Riyadh Season che comprende più di 100 eventi nell’arco di due mesi, con esponenti dello sport e dello spettacolo di livello mondiale. Ad affrontarsi saranno Natalya e Lacey Evans, che sarebbe un eufemismo dire che hanno avuto qualche problema tra loro negli scorsi mesi. Si sono infatti affrontate con grande fervore in svariate circostanze, a partire da un Last Woman Standing Match a Monday Night Raw”, si legge sul sito della compagnia.

La reazione di Natalya alla notizia è da subito molto contenuta attraverso un tweet: “Il mondo ci guarderà, sono davvero incredibilmente orgogliosa di rappresentare la nostra divisione femminile domani notte a WWE Crown Jewel. Il momento di mostrare il tuo meglio è giunto, Lacey.”.

Stessa cosa per Lacey che scrive: “Quando ho firmato con la WWE il mio obiettivo era quello di avere un impatto sul mondo e più persone possibili e lo stiamo facendo giorno per giorno.”.

Passando all’evento vero e proprio, procediamo per gradi partendo dalle entrate delle due wrestler, perché sicuramente la prima cosa che salta all’occhio è il fatto che entrambe hanno una tuta nera che copre loro il corpo con sopra due magliette fucsia e rossa con i loro loghi. Le uniche parti del corpo scoperte sono le mani e la testa dal collo in su. Un’altra cosa negativa sono un paio di bottigliette d’acqua che volano sulla rampa mentre le due camminano verso il ring, segno del poco rispetto da parte di alcuni fan in prima fila. Passando alle cose positive, non si può non sorridere alle inquadrature, seppur palesemente tattiche, della WWE di bambine, ragazze e donne felici di vedere due donne forti sul ring, che rappresentano un minimo di progresso. Altra nota positiva sono i cori “this is awesome” e “this is wrestling” che, nonostante vengano abusati dal pubblico arabo ad ogni evento, c’è da precisarlo, per le donne assumono un grande significato. 

Per quanto riguarda il match, non c’è mai un momento morto, le due lottano con tutte le loro forze rispettando i loro personaggi e la storyline e soprattutto l’avversaria, comprendendo l’importanza di quello che stanno portando su quel quadrato. A vincere è Natalya con la sua Sharpshooter diventando ufficialmente la prima donna a vincere in Arabia Saudita su un ring di wrestling WWE

È quello che succede dopo il suono della campanella finale che è davvero importante: Natalya solleva il braccio di Lacey Evans mentre Corey Graves dice: “Questa è una vittoria ancora più grande e sapete esattamente cosa intendo”. E poi arriva il bellissimo abbraccio tra le due che non tengono più l’emozione e piangono felici. La storia è scritta e siamo solo al primo capitolo. 

Nel documentario “WWE The Day Of”, che solitamente esce qualche tempo dopo la messa in onda dei pay-per-view (anche se ora è un po’ che non lo fanno), questa avventura che hanno vissuto le due wrestler viene esplorata ancora di più, dal pre match alla fine del match backstage. Emozionante la parte in cui scoprono all’ultimo di dover lottare, con Lacey Evans in particolare che descrive un discorso fatto alla figlia sul significato della sua presenza in Araba Saudita, anche se fino a prima della partenza non sapeva di dover lottare. Ma quando si videochiamano per festeggiare insieme la notizia, la piccola le dice: “Mamma cambierai tutto”, e non ha per niente torto. Molto belle anche le parole dei colleghi uomini per le due, specialmente per Natalya che ovviamente è la veterana della situazione. Bellissimo sentire e vedere anche le ragazze e donne del pubblico intervistate entusiaste per questo match, nei loro occhi si legge la speranza per un futuro migliore.

WWE e Arabia Saudita 2020

Il wrestling femminile in Arabia si tinge di oro 

Arriviamo all’evento successivo in Arabia Saudita, il 27 febbraio 2020, e questa volta, oltre ad esserci un match femminile nella card, abbiamo un elemento in più a dargli prestigio: 

la prima difesa titolata di una cintura femminile nel paese. L’evento in questione è Super ShowDown, che vede protagoniste la campionessa di SmackDown Bayley e la sua sfidante Naomi

Anche qui la scelta della gear per le due non è diversa dalla prima volta, infatti entrambe indossano delle tute coprenti, quella di Naomi più colorata rispetto a quella di Bayley o di Lacey e Natalya, e sopra hanno una maglietta personalizzata con il loro logo. Questa volta per fortuna non ci sono lanci di bottigliette, ma già dalle entrate il pubblico sembra meno carico, molto più silenzioso. 

Riguardo il match, questo sicuramente ha molti momenti morti rispetto a quello precedente e qualche botch, ma le due fanno quello che possono per sopravvivere su un ring che sa essere ostico per tanti motivi, soprattutto Naomi cerca di dare il 100%, caratteristica che lei ha in tutti i match a cui partecipa. Alla fine a vincere e mantenere il titolo è Bayley, che prosegue i suoi giorni record da campionessa del brand blu, diventando la prima campionessa che ha difeso con successo una cintura WWE in Arabia Saudita. Una critica personale che voglio fare a questo match è che capisco il ruolo da super heel di Bayley, non fraintendetemi, ma non mi piace il fatto che abbia approfittato della maglietta per incastrarci il piede di Naomi e vincere, sapendo cosa rappresentano quei vestiti su questo palcoscenico, ovvero l’oppressione della donna. Avrei preferito un finale liscio perché comunque, per quello che sono le due atlete nel roster, non trovo scandalosa una vittoria “normale” di Bayley o comunque magari un altro gesto sempre scorretto ma che non coinvolgesse i vestiti. 

Esattamente come per Lacey e Natalya, anche qui vediamo un “WWE The Day Of” per Super ShowDown, ma non è interamente incentrato sul match femminile, bensì parla in generale di tutto l’evento e di tutti gli atleti coinvolti. Naomi dice che, ovviamente, essendo stata via per un bel po’ di tempo e non avendo mai affrontato faccia a faccia Bayley, soprattutto con questo personaggio, non sa cosa aspettarsi, ma che è emozionata e felice. Su Bayley invece non abbiamo molti retroscena, probabilmente perché deve mantenere la facciata da heel, ma in un’intervista pre match dice che ovviamente è felice di rappresentare la WWE per tutte le ragazze e le donne presenti. 

La WWE è fiduciosa

Subito dopo Super ShowDown, il mondo viene sconvolto da una notizia che cambierà per sempre la vita di qualsiasi essere umano sulla terra: arriva il Corona Virus. In pochissimi giorni tutto chiude, dai negozi, alle scuole, agli uffici e molte realtà sportive si fermano, ma non il wrestling, che prosegue per intrattenere il pubblico che ha bisogno di un po’ di serenità. 

Ovviamente le conseguenze della pandemia sull’accordo tra WWE e Arabia Saudita sono facilmente intuibili, perché, non potendo viaggiare, la compagnia non può garantire altri show come da accordi contrattuali; tutto quindi si ferma, fino a che non viene annunciato un nuovo pay-per-view per il 21 ottobre 2021, Crown Jewel. Quindi dall’ultimo evento, Super ShowDown nel febbraio 2020 a quello appena citato, sono passati un anno e otto mesi. 

E mentre ci avviciniamo sempre di più all’evento, che durante il quale avverrà qualcosa di speciale, Fightful scrive: “Le fonti WWE indicano che loro [la compagnia ndr] non si sentono come se la promozione dei match femminili in Arabia Saudita sia un ostacolo ora che hanno ‘infranto la barriera.’”.

WWE e Arabia Saudita 2021

Una regina viene incoronata in Arabia Saudita 

Qualche tempo prima dell’ufficialità di Crown Jewel 2021, molti giornalisti di wrestling iniziano a riportare che la WWE sta lavorando al primissimo Queen of the Ring, costola del King of the Ring, che invece è nato molti anni prima, con Andrew Zarian che scrive su Twitter: “Ho sentito che i piani attuali sono quelli di tenere le finali del Queen of the Ring in Arabia Saudita a ottobre.”. E infatti è così.

Il torneo nasce, viene denominato Queen’s Crown Tournament e presenta un tabellone composto da: Zelina Vega, Toni Storm, Carmella, Liv Morgan, Shayna Baszler, Dana Brooke, Natalya e Doudrop. Ma solo due arrivano in finale: Zelina Vega e Doudrop. E proprio come anticipato da Zarian, le due si scontrano in un match a Crown Jewel, che dura anche abbastanza rispetto al resto dei match del torneo che hanno deluso i fans, anche se poco più di cinque minuti non è comunque un risultato ottimale. La contesa non è niente di speciale e a vincere è Zelina Vega, che si porta a casa la corona, lo scettro e il titolo di Queen Zelina. Sicuramente, se mettiamo da parte ciò che ha deluso del torneo, l’immagine di una donna che viene incoronata regina, quindi una figura di potere, in Arabia Saudita, è da pelle d’oca, e in più è un altro pezzo di storia che si scrive da solo, dato che è la prima a guadagnarsi questo titolo in WWE e lo fa in uno show arabo. E per chi se lo stesse chiedendo, ho cercato alcune dichiarazioni di Zelina legate all’esperienza in Arabia, ma non ha detto niente di molto elaborato, solo queste parole a Sport Illustrated: “Non vedevo l’ora di lottare di nuovo contro Doudrop, ed è incredibile che ho avuto modo di farlo in Arabia Saudita nella finale del Queen’s Crown Tournament. Questo torneo c’è stato per la prima volta in assoluto, e volevamo fare la storia. Per me, questo è incredibilmente speciale.”.

Mentre Doudrop ha raccontato della sua esperienza a GiveMeSport: “Una cosa che mi ha davvero colpito è stata la sera prima dello show, stavo ricevendo molte menzioni sul mio Twitter e tweet da ragazze che venivano a questo show. Molte di loro dicevano quanto fossero grate e cosa significa per loro vedere il wrestling, che dà loro forza e speranza per il futuro. E ho pensato che ci sono così tante piccole cose che diamo per scontate e non ci rendiamo conto della differenza che possiamo fare per le persone semplicemente facendo quello che facciamo. È stato un momento davvero commovente per me, e onestamente, ho passato un periodo favoloso in Arabia Saudita. È stato così bello, vorrei onestamente tornare domani se dovessero chiedermelo.”.

Tre performer e una cintura

Sempre in occasione di Crown Jewel 2021, non ci limitiamo solo a fare la storia con un torneo,  bensì alziamo l’asticella con ben due match femminili e il secondo è un Triple Threat con in palio la cintura femminile di SmackDown tra Becky Lynch, Sasha Banks e Bianca Belair. Questo non poteva che essere uno dei migliori match della serata e infatti così è stato. Le tre danno il tutto e per tutto, anche se c’è da sottolineare che qualche errorino non manca, ma semplicemente perché si vede che hanno spinto tanto in fase di produzione della contesa per fare cose al limite dell’impossibile. Nonostante gli errori però, il match è davvero ottimo, non banale, veloce e frenetico. Apprezzo il fatto che abbiano lasciato solo pochi brevi spiragli di uno contro uno e abbiano invece sfruttato i momenti con tutte tre in azione. A vincere con un roll-up tenendosi alle corde è la campionessa Becky Lynch, che riesce a schienare The Boss.

Riguardo a questo match, proprio l’irlandese aveva dichiarato questo prima di partire: “Penso che sia questo il punto, è che è così che le cose progrediscono, consentendo alle donne di vedere cosa è possibile. Se non è qualcosa che vedono spesso, non è qualcosa di cui sono consapevoli con le cose che possono fare. Quindi, penso che questo sia il motivo per cui è così importante. Questo è probabilmente il più grande match che si potrebbe avere nel wrestling femminile in questo momento. Il fatto che stia accadendo là permette loro di vedere che cosa è possibile per, eventualmente, anche loro un giorno.”.

Mentre Bianca Belair ha rivelato di aver chiesto consigli a Natalya: “Natty ti dà sempre consigli negli spogliatoi. Mi ha detto soprattutto che è un’opportunità incredibile, di immergermi in ogni momento, di sapere quanto sia importante. Non è solo questione di avere questo match, si tratta di rappresentazione e di fare un vero cambiamento, non solo all’interno del ring, ma anche all’esterno del ring.”.

E anche con altre parole dette da Bianca voglio portare il mio ragionamento sulle gear, che ancora per questo pay-per-view non ho analizzato: “Indosso già pantaloni lunghi così com’è, anche se sicuramente avremo maniche lunghe cercando di stare nei limiti del tutto, ma comunque mi presenterò come la EST che sono. Personalizzeremo sicuramente la nostra roba, ma sono emozionata per questo. Non è qualcosa di scomodo, in più ho un nuovo look.”. Perché, ancora una volta ovviamente, tutte le atlete presenti nella card si sono presentate interamente coperte con sopra una maglietta con il loro logo, anche se apprezzo il fatto che dopo il primo look di Naomi si siano un po’ evolute personalizzando decisamente di più questi costumi, per non perdere la loro personalità.

Per quanto riguarda Sasha Banks invece, The Boss ha rilasciato alcune dichiarazioni post evento a Talking Smack: “Non è andata proprio a modo mio. Avrei quasi vinto se Becky non avesse barato e non avesse afferrato quella corda, ma essere in Arabia Saudita, a Riyadh, è stato qualcosa di così tanto speciale. È stata una delle cose e dei momenti più belli della mia carriera. Andare là fuori, e mi emoziono ancora e vedere quei fan, vedere quei ragazzi indicare me, non ho mai sentito qualcosa di così emozionante e così sorprendente. Essere sul ring con due donne incredibili che rispetto così tanto, abbiamo creato davvero tanta magia. Abbiamo fatto la storia, e dato così tanta speranza a migliaia e milioni di persone che ci guardavano da casa. È stato qualcosa che ricorderò per il resto della mia vita. Sono così onorata ad essere stata lì.”.

Con la divisa da arbitro, a fare la storia 

La cosa bella di questo evento è che non solo le wrestler sono salite sul ring, ma anche una donna molto molto speciale: l’arbitro Jessika Carr. Jessika è conosciuta come il primo arbitro donna nella storia della WWE dagli anni ’80. La donna si è rapidamente fatta strada da NXT al main roster, conquistando tutti, infatti spesso la WWE le lascia il compito di arbitrare anche match di un certo livello, come appunto in occasione di Crown Jewel, dove arbitra l’Hell in a Cell match tra Edge e Seth Rollins e la finale del King of the Ring tra Xavier Woods e Finn Bálor. Quindi c’è da festeggiare, perché Jessika Carr è il primo arbitro donna che vediamo in uno show in Arabia Saudita.

Ovviamente, dopo questa esperienza, l’ufficiale di gara ha scritto su Instagram: “[…] Sono sempre stata orgogliosa di essere una donna forte. Essere in grado di rappresentare questo non solo su un enorme palco in un Hell In a Cell match, ma anche viverlo di persona in Arabia Saudita è così oltre il wrestling e incredibile per me. Guardando il pubblico prima del match ho sentito il sostegno della gente e non lo dimenticherò. […] C’è sempre molto più lavoro da fare. Voglio essere la versione migliore di me il più possibile dentro e fuori dal ring. Voglio continuare ad avere un impatto sulle persone, magari dando un po’ di forza che le persone non sapevano di avere.”.

WWE e Arabia Saudita 2022

Da zero a tre, da zero a dodici+1

Arriviamo ora a un evento ancora più recente: il 19 febbraio 2022 la WWE porta in scena Elimination Chamber a Jeddah in Arabia Saudita, rivoluzionando ancora una volta il wrestling femminile. Infatti qui assistiamo non ad uno, non a due, ma a ben tre match femminili, con dodici donne coinvolte, più ovviamente l’arbitro Jessika Carr, che torna in terra araba. 

Sei wrestler e una camera dell’eliminazione

Qui si fa la storia sotto tanti punti di vista, ma come sempre procediamo per gradi e partiamo andando in ordine cronologico, quindi con l’Elimination Chamber femminile che ha come protagoniste Bianca Belair, Rhea Ripley, Liv Morgan, Nikki A.S.H., Doudrop e Alexa Bliss. La contesa è più che sufficiente, nulla a che vedere con l’ultima Chamber femminile che era stata pessima, qui abbiamo visto quello che realmente le wrestler coinvolte sanno fare sul ring. L’unico difetto, nonostante sia il match più lungo della serata, è che dà quella sensazione di durare poco, a causa delle eliminazioni che avvengono tutte abbastanza velocemente, e soprattutto è un peccato non avere in finale Bianca Belair e Rhea Ripley e vederle davvero scontrarsi come si deve in un match che sa essere parecchio pericoloso. Alla fine è Bianca Belair che vince aggiudicandosi un’opportunità titolata contro la campionessa di Raw a Wrestlemania 38. Questo match passa alla storia come il primo Elimination Chamber Match femminile fatto in Arabia Saudita. Credo che le parole dette da Bianca Belair in una recente intervista possano rispecchiare bene il pensiero di tutti: “Alla fine ne siamo uscite tutte migliori di quando abbiamo iniziato all’inizio. Sono uscita dalla mia cella per ultima, quindi è stato bello vedere tutte quelle donne lavorare. Liv mi sorprende ogni volta che entra sul ring. È tenace e aggiunge sempre qualcosa di nuovo. Guardare Nikki arrampicarsi sulla Chamber è stato incredibile, e mi piace guardare Rhea lottare. Lei è così dominante. Doudrop è qualcun altro che è incredibilmente forte, quindi condividere il ring e sconvolgerlo con tutte loro è stato incredibile. Ero così grata di aver chiuso l’incontro con Alexa, che è stata via ma sai, porta sempre la competizione sul ring.”.

Jeddah si tinge di arcobaleno

Andando avanti, abbiamo il match di coppia tra Ronda Rousey e Naomi e Charlotte Flair e Sonya Deville, con l’ex fighter della UFC che deve combattere con un braccio legato dietro la schiena, che poi dietro la schiena non ci sta mai, perché per qualche motivo la corda si lascia un po’ andare e alla fine ha sempre il braccio lungo il fianco. Onestamente ci sta come match, anche se non vedo perché mischiare la faida secondaria di Naomi e Sonya con questa che dovrebbe stare nel main event, ma apprezzo soprattutto la prestazione di Naomi che dà vita alla contesa e l’atteggiamento di Charlotte da ‘non m’interessa cosa fai Ronda, tanto io ho la cintura’. Tra l’altro è la prima volta che The Queen si esibisce in Arabia Saudita, e pensarci è un po’ strano dato che è una delle top star, ma con lei ufficialmente tutte quattro le Four Horsewomen si sono esibite lì.A vincere è il team delle buone, con Sonya che si arrende alla morsa di Ronda Rousey applicata al suo braccio.

Passando però ad analizzare il match sotto un altro punto di vista importantissimo, che assurdamente poche persone hanno sottolineato mentre io l’ho messo in evidenza fin da subito, dobbiamo parlare del fatto che in questo scontro c’è una donna apertamente lesbica, attivista per i diritti della comunità LGBTQ+: non solo Sonya Deville è una donna, ma è anche gay, quindi appartiene doppiamente ad una minoranza in quel territorio. Per farvi comprendere meglio la situazione della comunità LGBTQ+ in Arabia vi riporto quanto descritto su Wikipedia: “In Arabia Saudita i Diritti LGBT non vengono in alcun modo riconosciuti; l’omosessualità risulta molto spesso essere un argomento tabù e quindi non affrontato all’interno della società: essendo inoltre considerata illegale viene punita con la reclusione, punizioni corporali giudiziarie eseguite in pubblico fino a giungere, nei casi più gravi, fino alla pena di morte.”.

Sonya Deville ha letteralmente rischiato la vita andando in Arabia Saudita e io voglio esprimere così il mio parere riguardo questa cosa, dato che ovviamente ci sono state anche delle polemiche: è vero, è pericoloso portare Sonya Deville in un posto del genere, ma è anche vero che le rivoluzioni e i cambiamenti non si fanno rimanendo seduti, chiusi nel proprio guscio al sicuro, si fanno affrontando anche le cose più spaventose e rischiose della vita: se non si rischia, queste cose non passeranno mai dall’essere spaventose e pericolose all’essere considerate normali e belle. Ci sono tanti wrestler che si sono rifiutati per questioni politiche di andare a fare questi show, e vanno ovviamente rispetatti, ma Sonya Deville è da ammirare per aver accettato di partire e, che sia chiaro, lei non è sola, non è mai stata sola e mai sarà sola. Portare in Arabia Saudita delle donne così forti e coraggiose è un esempio per bambine, ragazze e donne, un chiaro messaggio che c’è una via d’uscita da quello schifo di vita che viene loro imposta, ma anche un messaggio ai bambini e ai ragazzi per far capire loro che hanno il potere di cambiare le cose per le donne del e nel futuro. Quindi io dico grazie a Sonya Deville per aver accettato, grazie di aver portato l’arcobaleno dove non c’è colore, perché se il Pride è iniziato come una rivolta, perché una rivoluzione delle donne e della comunità LGBTQ+ in Arabia Saudita non può iniziare con un match di wrestling? Sonya non ha rilasciato molte dichiarazioni al riguardo, ma a volte basta poco, come il suo tweet: “Storia. #grata.”.

Un dream match da non dimenticare 

L’ultimo match della serata del quale dobbiamo parlare è per me sicuramente quello più emozionante, perché ho potuto vedere due delle donne più importanti per me nel wrestling sfidarsi sul ring. Infatti Lita, oltre ad essere la mia wrestler preferita di sempre, è colei che mi ha fatta innamorare della disciplina (insieme a Rey Mysterio e Jeff Hardy) e soprattutto è colei che mi ha fatto capire che le donne sul ring potevano starci a lottare e non a fare quelle “sfide” che servivano solo a compiacere gli uomini; mentre Becky Lynch è stata colei che mi ha fatta tornare a guardare il wrestling dopo diversi anni in cui avevo smesso totalmente. Quindi questo non era solo un dream match per Becky, ma anche per me.

“Lita era il mio idolo in adolescenza. Se mi avessi detto allora che in 22 anni l’avrei affrontata – mentre camminavo nei miei pantaloni larghi con la parte superiore della mia biancheria fuori e i miei capelli rossi tinti – avrei perso la testa. Nel mio primo match facevo Lita-canranas. Sapere che la affronterò per il Raw Women’s Championship, lo stesso che ci ha presentato a WrestleMania 32, è qualcosa di inimmaginabile”, queste le parole di Becky Lynch a Yahoo Sports.

Prima di commentare la contesa però, è necessario sottolineare un fatto storico: Becky Lynch e Lita sono state le prime donne ad essere messe in un billboard pubblicitario in giro per Jeddah e Riyadh, qualcosa di veramente importante.

Passando al match, è chiaro che ci sia qualche errore tecnico, ma con il passare dei minuti le due prendono un buon ritmo e regalano quello che è facilmente considerabile il match più bello della serata. Le parti più emozionanti sono quelle che raccontano una storia attraverso le mosse, come quando Becky, esasperata di non aver chiuso il match con le sue mosse finali, usa un Moonsault andando a vuoto, o quando Lita omaggia la sua migliore amica Trish Stratus con una Stratusphere. I complimenti più grandi sicuramente vanno a Lita, che si è impegnata molto per mettersi in forma e prepararsi per il match di ritiro (se questo fosse il caso, ma nel wrestling non si sa mai) che si meritava davvero. È emozionante vedere il pubblico che canta il suo nome, le riserva tanti applausi mentre lei, in lacrime sul ring, sa di aver fatto tutto quello che doveva fare con una wrestler che forse lei ammira più di tutti.

“Quando l’ho incontrata, ho visto la stella che sarebbe potuta diventare e così ho davvero cercato di incoraggiarla e lottare per lei e silenziare i dubbi. Ero sempre lì a tifare per lei. Quando ho visto il cambiamento e l’ho vista diventare la più grande superstar che la compagnia avesse da tempo, non importa se uomo o donna, ero solo la sua cheerleader numero uno e mi sentivo così felice che fosse in grado di combattere attraverso quei dubbi e quelle persone scettiche per diventare la superstar che è” sono le parole di Lita al New York Post prima di affrontare Becky Lynch.

Mi permetto anche di dire che forse tra le leggende che la WWE ci ha proposto in questi show arabi, Lita è stata la migliore. Ma shh… non tutti sono pronti per questa conversazione.

Addio magliette, ma c’è ancora da lavorarci

Prima di concludere il racconto di questo premium live event, ci tengo a sottolineare la bellezza di vedere le donne buttare via quelle orrende magliette enormi, per lasciar spazio a delle tute quantomeno un minimo decorate e personalizzate che hanno rispecchiato quelli che sono i loro personaggi. In particolare ho apprezzato Rhea Ripley super tosta e Liv Morgan con la sua citazione a Britney Spears, per non parlare della vestaglia di Charlotte o del tributo di Ronda Rousey al suo passato nel judo o di Lita che ha portato esattamente il suo stile sul ring pur non mostrando i suoi bellissimi tatuaggi. Anche se nelle grafiche la WWE ha dovuto modificare i render delle foto aggiungendo del tessuto, in alcuni casi durante la serata abbiamo visto anche filmati pubblicitari con scene normalissime delle wrestler nelle loro gear e nessuno si è lamentato o scusato com’è accaduto in passato. Sì, forse certe tradizioni fanno meno male di altre, ma non bisogna smettere di lottare e soprattutto rinunciare ad essere se stesse per una colpa che nessuno ha, ovvero essere nata donna o avere un corpo da donna.

Considerazioni finali

Lavorare a questo articolo è stato parecchio emozionante, ho avuto gli occhi lucidi, a tratti ho pianto dall’emozione, ma era giusto farlo, e anche se so che sicuramente il percorso della WWE in Arabia Saudita continuerà con il wrestling femminile e magari un giorno ci sarà una seconda parte dove commenteremo altri progressi (si spera), ci tenevo a farlo fino ad oggi. 

Con questo articolo spero di arrivare anche oltre il wrestling, vorrei arrivare a quelle persone che hanno bisogno di leggere e capire che c’è ancora tanto da fare per rendere il mondo un posto migliore dove uomini e donne sono alla pari, hanno gli stessi diritti, lo stesso stipendio e così via. Forse sembrerà strano e assurdo, ma ogni piccola cosa fa la differenza e anche se il wrestling è “solo” uno sport-intrattenimento, può contribuire, come qualsiasi altra cosa o persona, a cambiare molte cose che non funzionano nella società. Quindi non voglio far passare il messaggio che sia tutto okay e tutto sistemato, la strada da percorrere è ancora lunga, ma non va sottovalutato nessuno sforzo per cercare di cambiare le cose.

Vorrei ringraziare in particolar modo tutte le wrestler che ogni giorno combattono per dimostrare a tutti che le donne appartengono al ring e questo vale per qualsiasi wrestler di qualsiasi paese e compagnia e vorrei ringraziare soprattutto, ma solo perché si parla di WWE, coloro nella compagnia dei McMahon, perché stanno davvero cambiando il corso della storia, per se stesse e per gli altri.

Vi lascio con delle parole bellissime pronunciate da Becky Lynch, sempre nella sua intervista a Yahoo Sports: “Fai questa cosa perché la ami, perché ne hai una passione, perché vuoi fare la differenza. Vuoi assicurarti che le persone sappiano che non importa quale sia il tuo genere o il tuo background, che hai la capacità di salire in cima a qualsiasi settore in cui ti trovi. Vedere l’impatto che ha culturalmente e globalmente, è incredibile. Soprattutto da mamma di una bambina, essere in grado di mostrarle che non ci saranno limiti è davvero molto speciale.”.

Si conclude qui anche questo articolo e io ringrazio tutti voi per averlo letto e tutte le fonti che mi hanno aiutata a recuperare il materiale audio, video e scritto, che mi è servito:

WWE.com

WorldWrestling.it

Yahoo Sports

New York Post

GiveMeSport

Fightful

Wikipedia

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